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Ipotermia versus normotermia dopo arresto cardiaco extraospedaliero


La gestione mirata della temperatura è raccomandata per i pazienti dopo un arresto cardiaco, ma le evidenze a sostegno sono di scarsa certezza.

In uno studio in aperto, con valutazione in cieco dei risultati, sono stati assegnati in modo casuale 1.900 adulti con coma che avevano avuto un arresto cardiaco extraospedaliero di presunta causa cardiaca o sconosciuta a subire ipotermia mirata a 33°C, seguita da riscaldamento controllato, o normotermia mirata con trattamento precoce della febbre ( temperatura corporea, maggiore o uguale a 37.8°C ).

L'esito primario era la morte per qualsiasi causa a 6 mesi. Gli esiti secondari includevano l'esito funzionale a 6 mesi valutato con la scala Rankin modificata.
I sottogruppi prespecificati sono stati definiti in base a sesso, età, ritmo cardiaco iniziale, tempo al ritorno della circolazione spontanea e presenza o assenza di shock al momento del ricovero.
Gli eventi avversi prespecificati sono stati: polmonite, sepsi, sanguinamento, aritmia con conseguente compromissione emodinamica e complicanze cutanee correlate al dispositivo di gestione della temperatura.

In totale 1.850 pazienti sono stati valutati per l'esito primario.

A 6 mesi, 465 pazienti su 925 ( 50% ) nel gruppo ipotermia erano morti, rispetto a 446 su 925 ( 48% ) nel gruppo normotermia ( rischio relativo con ipotermia, 1.04; P=0.37 ).

Dei 1.747 pazienti in cui è stato valutato l'esito funzionale, 488 su 881 ( 55% ) nel gruppo ipotermia avevano disabilità moderatamente grave o peggiore ( punteggio sulla scala Rankin modificata maggiore o uguale a 4 ), rispetto a 479 su 866 ( 55% ) nel gruppo gruppo normotermia ( rischio relativo con ipotermia, 1.00 ).

Gli esiti sono stati coerenti nei sottogruppi prespecificati.
L'aritmia con conseguente compromissione emodinamica è stata più comune nel gruppo ipotermia rispetto al gruppo normotermia ( 24% vs 17%, P minore di 0.001 ).
L'incidenza di altri eventi avversi non è variata significativamente tra i due gruppi.

Nei pazienti con coma dopo arresto cardiaco extraospedaliero, l'ipotermia mirata non ha portato a una minore incidenza di morte a 6 mesi rispetto alla normotermia mirata. ( Xagena2021 )

Dankiewicz J et al, N Engl J Med 2021; 384: 2283-2294

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